
Con “Food for Worms”, terzo album in studio dei londinesi Shame uscito il 24 febbraio 2023 via Dead Oceans, la band guidata da Charlie Steen conferma la propria inclinazione a sfidare le convenzioni del post‑punk britannico, fondendo urgenza rock e lucidità compositiva . Prodotto da Flood e registrato live in studio, il disco intercetta momenti di pura tensione sonora – come in “Six‑Pack” – accostati a episodi più sfaccettati di riflessione emotiva, su tutti “Adderall”, in cui Shame esplorano il dolore della dipendenza e della perdita. L’ossessione per se stessi e la satira social In concomitanza con l’annuncio dell’album, i Shame hanno condiviso il primo singolo “Fingers of Steel” accompagnato da un video firmato dal regista James Humby. Nella clip, Steen dà vita a un grottesco click‑farm factory, un meccanismo kafkiano in cui i membri della band vengono sottoposti a percosse pur di generare like e commenti fasulli su social media. La messa in scena si trasforma in una satira feroce della narcisismo digitale, fra gabbie di fumo, ring di boxe immaginari e sequenze che rimandano a un felliniano teatro dell’assurdo. “L’ossessione per se stessi, la flagellazione dei social media e la morte possono essere visti in questa performance candidata all’Oscar. Nessuno ha mai fatto un video come questo prima e quando lo guarderete capirete perché. Pensate a Casablanca, ma a colori e migliore”, spiega Steen a proposito della collaborazione con Humby . Musicalità e sperimentazione Se “Fingers of Steel” funge da perfetta cartina al tornasole del sound conciso e abrasivo che anima “Food for Worms”, i restanti nove brani confermano la capacità di Shame di evolvere senza perdere l’urgenza iniziale di “Drunk Tank Pink” (2021). La produzione “asciutta” di Flood esalta le chitarre taglienti e il drumming irruento, ma lascia spazio anche a aperture melodiche inedite: si pensi alla coda introspettiva di “Different Person” o al nervosismo strumentale di “Burning by Design”. Un anticorformista nella scena indie Con oltre vent’anni di esperienza alle spalle, il sottoscritto giornalista non può che apprezzare la coerenza di Shame nel rifiutare percorsi preconfezionati: “Food for Worms” è un condensato di vitalità punk e ironia graffiante, un disco che non scivola nella nostalgia post‑punk ma investe con curiosità tematiche contemporanee – dal culto dell’io ai meccanismi perversi della rete. In definitiva, “Food for Worms” conferma Shame come una delle realtà più interessanti del panorama indie-rock europeo: un lavoro che pulsa di adrenalina, punge per la sua satira sociale e offre lampi di genuina introspezione. “Fingers of Steel” e il suo video di James Humby ne sono soltanto il primo, graffiante manifesto.