
Il nuovo capitolo di Baustelle si apre con un’esplosione di colori siderali: El Galactico, pubblicato lo scorso aprile, è un album che conferma – e al tempo stesso rilancia – il progetto artistico più anticonformista dell’indie italiano. Dopo vent’anni di carriera, la band di Francesco Bianconi e compagni non smette di stupire e reinventarsi, e questo disco lo dimostra in ogni nota. Un suono in continua evoluzione El Galactico è un viaggio sonoro che mescola synth ottantiani, chitarre sbarazzine e tappeti orchestrali: un sound cinematografico che si muove con disinvoltura tra melodie raffinatamente pop e inserti sperimentali. Brani come “Spogliami” e “L'arte di lasciar andare” si affacciano su orizzonti cosmici, con arrangiamenti che sembrano prendere a prestito l’estetica lunare di Bowie e i drammi intimi dei Cure. Non mancano momenti di puro romanticismo elettronico – ascoltate “Filosofia di Moana” per farvi avvolgere da un’atmosfera sospesa, tra malinconia e speranza. Il disco non si limita al già sperimentato “indie orchestrale” è come se la band avesse deciso di spingere il proprio sound verso territori ancora più deflagranti, senza però tradire l’eleganza melodica che la contraddistingue. Il Galactico Festival: un manifesto di contaminazione Molto prima dell’uscita dell’album, i Baustelle avevano anche annunciato il Galactico Festival, un evento poliedrico che va oltre il concerto tradizionale. Oltre a performance live di ospiti illustri – da artisti indie emergenti a voci conosciute – il festival ospiterà podcaster e storyteller, trasformando la kermesse in un vero e proprio hub culturale. L’idea è chiara: abbattere le barriere tra musica, parole e nuove forme di narrazione. Questa scelta segna un’evoluzione nell’approccio della band: non più soltanto palco e amplificatori, ma anche dialoghi, interviste, performance immersive. Un taglio fresco, che si sposa perfettamente con lo spirito anticonformista di El Galactico, e che conferma la volontà di Baustelle di essere sempre un passo avanti rispetto alle dinamiche convenzionali del music business. I portabandiera dell’indie italiano Da “La moda del lento” a oggi, Baustelle hanno tracciato un percorso riconoscibile e al contempo in continuo movimento. Con El Galactico, la band ribadisce il proprio ruolo di portabandiera dell’indie italiano, capace di fondere pop d’autore e sperimentazione senza rinunciare a un’impronta personale e sostanzialmente “anti-mainstream”. È un risultato che arriva dopo venticinque anni di attività, ma che mostra una freschezza e un’irriverenza ancora intatte. Francesco Bianconi, voce e mente del progetto, conferma qui il suo status di songwriter tra i più raffinati della sua generazione. Le sue liriche, intrise di ironia nera e nostalgia, raccontano storie d’amore disincantate e visioni cosmiche: un abbinamento che difficilmente troverete in altri artisti italiani. Eppure, nonostante i riconoscimenti e l’ampio consenso di critica, Bianconi mantiene un netto rifiuto del mainstream: nessuna voglia di Sanremo, nessun compromesso con la radiofonia commerciale. La sua scelta di restare fuori dai radar più patinati della discografia italiana è, paradossalmente, parte integrante del suo successo: un manifesto di coerenza che rende il talento ancora più autentico. El Galactico non è soltanto un album: è un programma politico-musicale, un invito a viaggiare con la mente oltre i confini della realtà quotidiana. Baustelle dimostrano, ancora una volta, che l’indie italiano può essere grande, ambizioso e – soprattutto – libero da regole precostituite. Il Festival che accompagna l’uscita del disco è la naturale estensione di questa visione, un’esperienza che unisce musica, parole e nuove forme di spettacolo. Per chi ama la bellezza visionaria e l’amore per la sperimentazione, El Galactico è un ascolto obbligato. E se vi troverete al Galactico Festival, preparatevi a un’immersione totale in un universo sonoro che solo Baustelle sanno creare.